Ho avuto il piacere e la fortuna di intervistare l’Architetto Giorgio Tona, noto professionista del Genovese, divenuto popolare anche grazie alla sua MOC. Seppur diversi abbiano già parlato di questo suo lavoro e da tempo il WEB si è scatenato con entusiasmo, ho voluto anche io, in maniera ostinata e contraria, cercare un dialogo e provare a parlare di quanto ci possa essere dietro ad un progetto così.

Stiamo parlando, prima di andare oltre, della MOC ispirata alla famosa scena del film Fantozzi, durante la quale, dopo un ritardo inaspettato, il malcapitato protagonista decide di prendere l’autobus al volo dopo esser sceso dal balcone.

Per quanto possa descrivere e ridescrivere la scena non le farò mai abbastanza giustizia, pertanto, in piena onestà intellettuale vi consiglio di andarla a rivedere.
Ma adesso diamo spazio all’intervista, premettendo però che Giorgio, per chi non avesse ancora avuto modo di conoscerlo, è una persona strutturata e seria, ma serio nella sua accezione migliore, in quanto è una persona tutta da scoprire, d’incontro e molto piacevole.

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Daniele: Giorgio, come la tua esperienza con il LEGO ha influenzato la tua MOC?

Giorgio: Come la maggior parte delle persone ho avuto le prime esperienze con i mattoncini durante l’infanzia, periodo nel quale ho giocato prevalentemente con City, Pirati e Castelli, sempre seguendo le istruzioni dei set che ricevevo in regalo nelle occasioni di festa e non avventurandomi praticamente mai in costruzioni personali. Con la tarda adolescenza, in concomitanza peraltro con uno dei periodi più critici per l’Azienda di Billund, il mio interesse per i Lego ha lasciato gradualmente il posto alla musica, hobby che in quel periodo ho trovato più congeniale per sfogare l’istinto creativo che in un modo o nell’altro ciascuno di noi sente dentro: questa “dark age” (dal punto di vista della passione per i mattoncini, s’intende) ha avuto fine in occasione del lockdown del 2020, periodo nel quale mi sono riavvicinato al marchio danese, in parte riordinando e “restaurando” i vecchi set (già che si era chiusi in casa…), in parte buttandomi finalmente nella creazione di costruzioni mie personali. Mi è tornata in mente, dopo più di vent’anni, una vecchia Polaroid che avevo scattato negli anni ‘90, nella mia cameretta, a una piccola città di Lego disposta sul pavimento: per quanto la mia intenzione fosse stata quella di riprodurre una scena urbana ripresa ad altezza di minifigure, con più dettagli possibili riprodotti in scala, lo sfondo della foto finiva comunque per tradire la finzione di quella composizione, con il mio letto mezzo disfatto al posto di quello che avrebbe dovuto essere uno sfondo urbano; mi sono incaponito, insomma, nell’idea di realizzare una scenetta, in forma di mattoncini, che non si sviluppasse solo sul piano orizzontale ma includesse anche una quinta di fondo che, negli scatti fotografici, avrebbe potuto riempire l’immagine senza lasciar spazio ad altro. La passione per l’architettura mi ha portato quasi istintivamente a scegliere uno sfondo “vicino all’obiettivo” quale appunto può essere la facciata di un edificio, e la scelta della scena dell’autobus al volo di Fantozzi, così impressa nell’immaginario della mia generazione, è arrivata in modo automatico. A quel punto si è trattato “solo” di rintracciare i pezzi giusti per la costruzione e le minifig più fedeli ai personaggi del film: mi sono avvicinato con una buona dose di ingenuità a questo compito, trattandosi della mia prima vera MOC, se escludiamo alcuni esperimenti digitali su stud.io che però, proprio perché elaborati in un ambiente virtuale, non avevano previsto l’acquisto di pezzi ad hoc.

- il trasporto è alto nelle parole di Giorgio e la frase “non l’ho mai fatto ma l’ho sempre sognato” si ripete spesso. -

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Daniele: Quanto c’è dell’Architetto Giorgio nella MOC?

Giorgio: Come la passione per il Lego ha sicuramente contribuito in passato a far crescere in me l’interesse per le costruzioni nel mondo reale, più recentemente la mia “deformazione professionale” ha inevitabilmente influenzato la mia costruzione dedicata a Fantozzi: lo confesso, ho volutamente incolonnato i bagni, come qualcuno ha poi giustamente notato. Il mio principale interesse in questa rappresentazione, comunque, è stata la vita all’interno degli appartamenti, le relazioni sociali tra tante persone che si trovano per caso “vicini di casa”, come succede anche nel mondo reale: la principale ispirazione per il retro dell’edificio è stata una serie di stampe ottocentesche, poi finite anche sulla copertina del libro “La vita istruzioni per l’uso” di Georges Perec, che mostrano appunto un singolo istante nella vita di tante persone distinte impegnate in attività quotidiane all’interno dei loro appartamenti, come ho cercato di fare anche io nella mia MOC. Ho inserito una stanza della musica, in quanto mio desiderio personale, ma anche tanti piccoli dettagli che invece non rispecchiano affatto il mio gusto, come l’apertura di varchi con finti archi, oppure alcuni accostamenti cromatici molto diffusi in passato.

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Daniele: tu giochi? Quanto è ludica la tua vita?

Giorgio: Certamente gioco, anzi trovo quella ludica una componente di sfogo molto importante nella vita quotidiana! Tutto quello che faccio con i Lego, del resto, è per me solo un gioco, nel senso che lo vivo come un “mondo più leggero” in cui posso costruire senza il peso della burocrazia, dei contratti, dei computi metrici: in questo mio mondo personale in miniatura posso sovvertire le regole che, nel mondo reale, è invece giusto che esistano a beneficio della comunità e sono convinto che questi spazi di libertà personale alimentino alla fine anche la propria condizione di benessere. Giocare, comunque, non significa prendere le cose con superficialità; anche nel mondo del gioco e della fantasia la soddisfazione viene quando si riescono a fare le cose per bene, ossia quando ci si è impegnati. Si possono perdere le ore a studiare e padroneggiare una tecnica di costruzione Lego!

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- Un’intervista non sempre rende troppo giustizia alla situazione che si viene a creare in quanto può divagare e senza descrizioni non è facile trasmettere l’attimo, ma è bello lasciarsi trasportare e Giorgio Tona è una persona seria nella sua accezione dell’impegno, che però è pronta alla battuta e al sorriso. -

Daniele: Secondo me il personaggio di Fantozzi è interpretabile in tre modi diversi: serioso, comico, entrambi. Quale di queste interpretazioni hai usato?

Giorgio: Il personaggio di Fantozzi ha la forza che conosciamo perché racchiude in sé tutte queste sfaccettature, questi livelli di lettura inevitabilmente intrecciati tra loro. Fantozzi è una maschera tragicomica modellata sulla vita vera: la sua potenza sta nel riuscire a mostrarci la sua condizione, che è la nostra, senza abbandonarci alla disperazione ma regalandoci il sollievo della risata. È il distacco dell’osservazione dall’esterno, come accade al pubblico che guarda un film, che ridimensiona anche la realtà più drammatica in uno spettacolo assurdo che, in quanto tale, può far ridere di gusto. Penso spesso a come potremo apparire noi esseri umani, nei nostri affanni quotidiani, se fossimo oggetto di un documentario girato da un’altra specie animale. Saremmo abbastanza ridicoli, no? Ammiriamo l’organizzazione naturale delle api, ma pensiamo se invece seguissimo con le telecamere delle formiche svegliarsi, vestirsi, timbrare un cartellino, avere bisogno di svaghi per dimenticare quello che fanno durante la maggior parte della settimana… siamo creature molto singolari, e quindi divertenti, non è vero?

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Daniele: tecnicamente com’è costruita la tua MOC?

Giorgio: Nonostante il contesto della scena rappresentata sia un ambiente suburbano ingrigito dallo smog, per lo meno all’epoca delle riprese del film, ho voluto realizzare la mia MOC con pezzi immacolati (intendo: non ingialliti né scalfiti), praticamente tutti nuovi; che sia stato influenzato dal fatto di aver giocato con i mattoncini Lego, prima di quel momento, solo costruendo set nuovi? Molto probabile. Ho comunque cercato, all’interno del catalogo cromatico Lego, i colori più fedeli a quelli della scena originale e sebbene la pellicola sia giunta a noi attraverso più restauri che hanno cambiato forse un po’ l’aspetto, sono soddisfatto quanto meno dell’aver dato alla mia MOC, attraverso i suoi colori, una sorta di “patina vintage” che rimanda istintivamente agli anni ‘70. Per quanto riguarda la scala del modello, l’edificio è riproporzionata “in scala minifig”, che non considero propriamente una riduzione in scala del mondo reale, ma un adattamento del nostro mondo in quello parallelo degli omini Lego, con le sue “regole proporzionali” (ad esempio: le porte sono alte quasi come l’intero appartamento). Essendo stata questa la mia prima vera MOC non digitale, ho dovuto fare un po’ più di ricerca del solito, all’inizio, per trovare i pezzi giusti per i diversi dettagli: una delle referenze che sono più contento di aver utilizzato è lo scettro reale, che ho usato per le ringhiere di tutti i balconi, e che rende meglio la “leggerezza” degli elementi originali. 

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Daniele: cosa ti aspetti dalla possibilità di Lego Ideas e cosa ti aspetti dalla tua MOC?

Giorgio: Ho costruito la MOC per soddisfazione personale, mesi prima di qualsiasi “sua uscita di casa”, si trattasse di esposizioni fisiche o vetrine virtuali. Quando mi sono deciso a caricare il progetto sulla piattaforma Lego Ideas, sono rimasto strabiliato e stupito per il raggiungimento rapidissimo dei 10.000 voti necessari per la “review” ufficiale: la maggior parte dei voti è giunta, inevitabilmente, dall’Italia, ma sono felice di aver ricevuto una risposta entusiasta anche da persone residenti all’estero, che poi hanno voluto condividere con me anche qualche loro pensiero sul film originale e sulla mia MOC. Mentre parliamo (maggio 2023) la MOC è ancora “in review” e io sono già molto contento di tutto quello che è stato finora, a prescindere dall’esito che avrà la selezione ufficiale.

- Quanto uscito sul WEB è abbastanza noto a tutti, in quanto questa MOC ha fatto il giro dei social, di diversi siti e testate giornalistiche. -

Daniele: sei felice?

Giorgio: Sì (risata)

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Come anticipato prima, certe chiacchierate non avranno mai giustizia se riportate con parole scritte, ma di sicuro si evince un grande impegno, un importante studio da parte dell’autore di questo lavoro, nonché una grande cultura dell’argomento e mi sbilancio nel dire che il risultato è intriso di tutto questo. Non ci resta che augurare a Giorgio la possibilità di andare avanti in questa esperienza con Lego Ideas, che sicuramente farebbe sorridere e magari commuovere almeno due generazioni di persone e magari avvicinarci un po’ tutti riscoprendoci un po’ Fantozzi nella frenesia della nostra vita moderna.

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